alessio delfino

Tarots – Castello di Rivara Museo d’Arte Contemporanea

ALESSIO DELFINO – TAROTS

30.10 – 27.11.2016

Giocare a carte è cosa che si addice a tutti, pratica che muove con successo gli animi. Consuetudine che consolida o distrugge rapporti sociali e svela i caratteri della commedia umana. E’ territorio eletto di apprendimento dell’astuzia e dell’esercizio della memoria fin dalla più tenera età.

Interrogare le carte, al contrario, non attiene al giocatore in cerca di svago ma è faccenda seria, destinata a quel particolare artigiano che aspiri ad affacciarsi alle soglie del percorso iniziatico. Si gioca a carte per passare il tempo e si gioca a carte per invitare il tempo a non passare.

Un cenno biografico. Quando Alessio Delfino scopre i Tarocchi è poco più che adolescente. Attratto dalla vetrina di un negozio singolare, acquista un volume con le illustrazioni dei trionfi, le carte marsigliesi che corrispondono sostanzialmente agli odierni arcani maggiori. Da quel momento impara a coltivare un rapporto con questi personaggi, un dialogo nella vita e nella fotografia, divenendone tra l’altro un esperto riconosciuto e spesso invitato a tenere conferenze sull’argomento. Perché Tarots? Delfino frequenta Parigi con assiduità, è sposato con una donna francese ed osserva serafico il continente dall’alto della sua doppia nazionalità.
Sebbene,  come spiega egli stesso, l’origine di queste figure si possa individuare in Medio Oriente, e abbia avuto dei passaggi fondamentali attraverso il Nord Africa (pista egizia) e la Kabbalah ebraica (22 arcani come le lettere dell’alfabeto e il probabile etimo torah),  egli sente e tratta i Tarocchi come francesi,  perché è in Francia che le maggiori personalità di questa disciplina si confrontano in modo vivo e stimolante.

Le grandi stampe dei lavori di Delfino destano meraviglia per la scelta dei materiali, delle modelle, delle pose, mentre le messe in scena tendono in qualche modo ad essere tradizionali. Il tutto non viene oscurato dalla tecnica fotografica che è espressione sapiente e che aggiunge una testimonianza circa gli slanci e le tensioni del mezzo tout-court, specchio di generazioni di fotografi e dei loro feticci, dei loro abbandoni. Ama costruire personalmente i suoi set, infonderli di una luce neoclassica e di un approccio pittorico volti a restituire un certo alone di irrealtà. In questo contesto la svelatura dei corpi è una porta diretta sul femminile. La connessione ad un universo circolare che smaschera tutta l’inadeguatezza della linea retta. Un’esortazione a recuperare i favori della circolarità e dell’unione con lo Spirito. L’artista è il Bagatto, prima carta dei tarocchi, il novizio, il mago, il fanciullo della sapienza che accoglie l’iniziazione come carico necessario per appartenere al mondo segreto degli adulti. La capacità di far sbocciare la pillola di futuro che gli alberga dentro è sapienza o divinazione? L’esperienza può essere considerata divinatoria solo in veste di paradosso. E cioè quando si stabilisce l’accettazione dell’arbitrarietà come elemento duttile di conoscenza del Sé. L’esposizione alle figure, che si dotano di senso proprio nello stesso istante in cui si presentano, sono frutto di casualità così impenetrabili da parere talvolta mosse da qualcosa d’altro. In realtà in ogni esistenza coabitano tutte le esistenze possibili, come applicazioni silenti, come falchi, come furetti, come sliding doors momentaneamente incagliate da cui osservare il dentro e il fuori di ogni scena, di ogni scelta. Una scommessa importante che non può fallire. Una schedina del totocalcio segnata esclusivamente di triple. Ecco come la divinazione e l’esperienza sapienziale si ritrovano ad un punto comune. Il velo illusorio sfilato con un’eleganza da copertina, che lascia il seno scoperto alle metamorfosi del possibile. Mete formali a cui tendere, il sapere che passa attraverso il corpo che cambia continuamente.

Fabio Vito Lacertosa