alessio delfino

Metamorphoseis in New York

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Metamorphoseis in New York

Kips Gallery New York, Chelsea
511 West 25th Street New York, NY 10001

Opening: 7th January 2010 18h00

Show: 7th Jan – 30th Jan 2010 – Tue/Sat from 11 am to 6 pm

Recupero del panteismo
Metamorphoseis di Alessio Delfino

di Robert C. Morgan

La grandezza di Metamorphoseis di Alessio Delfino – una sintesi di fotografia e video nel senso più puro – nasce da un’idea di moda unita ad un’acuta consapevolezza delle belle arti e della storia. Accanto al suo virtuosismo tecnico e formale in qualità di fotografo, Delfino ha applicato una prospettiva concettuale unica per creare un grandioso lavoro artistico mediante la combinazione di mezzi diversi. Per trascendere il senso comune di mestiere, fascino e stile accademico, il progetto chiedeva all’artista di spostarsi in un territorio estetico incerto. Ma Delfino ha accettato il rischio e, nel farlo, ha scoperto un metodo con il quale riuscire ad oltrepassare le categorie dei mezzi e a realizzare il suo progetto visionario.

Metamorphoseis è un’opera d’arte che merita molta attenzione, non soltanto come spettacolo (che in un certo senso è) ma anche per altri due motivi inconciliabili, vale a dire il gusto artistico e la rappresentazione. È stato ricordato che il recente progetto di Delfino va oltre gli aspetti ripetitivi e mondani dell’arte politica e raggiunge il cuore dei concetti di bellezza e identità in rapporto alle donne, attraverso una consapevolezza storica e mitologica. Ci sono diverse versioni di Metamorphoseis, che prevedono una presenza statica (fotografia) e cinetica (video). Le versioni fotografiche sono stampate su carta metallizzata con un’altezza di 167 centimetri e una larghezza di 50 centimetri, in pratica a grandezza naturale. Nella versione video è un lavoro in cui le fotografie sono modulate in una sequenza, dove appaiono e scompaiano, dando l’impressione di dissolversi una nell’altra.

Alessio Delfino allestisce le sue mostre per dare al visitatore l’opportunità di sperimentare sia la versione fotografica sia la versione video di Metamorphoseis. I corpi nudi delle donne sono dipinti con vernice cosmetica dorata, allineati insieme uno accanto all’altro e rivolti verso la telecamera in posizione frontale. Sembrano statue d’oro con gli occhi uniformemente chiusi. Il soggetto è lo stesso in entrambe le varianti, ma la versione video implica una trasformazione metaforica poiché le immagini delle varie donne appaiono e scompaiono fondendosi una nell’altra. Anche se inizialmente le donne possono sembrare tutte uguali (dato il colore dorato e la posizione frontale) ad un esame più attento è evidente che ciascuna mantiene un aspetto distinto. Secondo l’intenzione più o meno teatrale dell’artista, ogni donna simula le vestigia e il carattere di una dea mitologica dell’antica Grecia, come quelle raffigurate sui marmi di Elgin al British Museum, ricavati dall’antico Partenone di Atene. Tra queste vi sono Iris, Artemide, Estia, Dione, Afrodite, Persefone, Demetra, Orizia e Amfitrite.

Delfino stesso ha effettuato la ricerca. Selezionando le sue “modelle” ha deciso di scegliere persone comuni piuttosto che professioniste. Durante la selezione ha parlato con ogni donna per conoscerne il carattere, cercando poi tra loro quelle che corrispondono alle dee di Atene. La sua aspirazione non era tanto esprimere qualità erotiche quanto enfatizzare il concetto di bellezza naturale a discapito di quello mediatico di glamour istantaneo. Delfino intendeva creare un fregio di dee, una processione panatenaica (mostrata anche in un bassorilievo sul Partenone) in cui il “peplo” rituale o gli indumenti fossero presentati ad Atena “la dea della saggezza” da cui deriva il nome della città di Atene. I volti delle donne hanno gli occhi chiusi, suggerendo pertanto che la mente è altrove e non specificamente all’interno nel corpo. L’influenza della maschera della Morte di Agamennone gioca un ruolo importante in quanto si riferisce all’eternità piuttosto che ad un momento storico secolare. Osservando Metamorphoseis – in forma statica o in video – può venire alla mente il famoso trittico teosofico di Mondrian, Evoluzione (1911), in cui tre donne nude in blu guardano chi osserva in modo simile a quelle che hanno posato per Delfino. Sul lato sinistro e destro, gli occhi delle donne sono chiusi, al centro invece temporaneamente aperti, alludendo ad un improvviso, anche se fuggevole momento di vigilanza, all’illuminazione di un istante. La funzione delle donne di Alessio Delfino è simile a quella di Mondrian, ma con alcune interessanti differenze.

Il Partenone, nel quinto secolo A.C., era dedicato ad Atena, una donna mitologica che possedeva la saggezza. I vari dei e dee che la circondavano erano, per meglio dire, archetipi spirituali, ciascuno con una funzione speciale – caccia, fertilità, gioia, pena, frivolezza, abbondanza, stoicismo e così via. Queste divinità non erano semplicemente entità “spirituali” trasposte dalla vita normale, ma enti mitologici che simbolizzavano gli attributi degli esseri terrestri. Gli antichi greci erano panteisti, non monoteisti e credendo in diversi dei e dee, l’attenzione concentrata sulla qualità della vita aveva un aspetto più pratico, potremmo dire, più benefico. Lo spettacolo piuttosto inquietante, anche se evocativo, di Delfino, ci prospetta cosa potrebbe offrire una vita panteistica piena di dee femminili in un momento in cui il monoteismo appare sotto esame.

Robert C. Morgan è un critico, curatore, poeta e storico dell’arte che vive a New York. Autore e curatore di molti libri, nonché contributing editor di numerosi periodici, Morgan ha conseguito un diploma di Master in Belle Arti e un Ph.D. in storia dell’arte contemporanea.