alessio delfino

Tarots – Finale Ligure

Si inaugura domenica 22 maggio 2011 alle ore 18.00, presso la Galleria Valente di Finale Ligure (SV) la mostra dedicata alla nuova serie fotografica di Alessio Delfino, Tarots. In essa, Delfino affronta un’interpretazione personale degli Arcani Maggiori del mazzo del Tarocco Marsigliese, attraverso il linguaggio del nudo d’arte fotografico. Il mazzo dei Tarocchi, nei secoli usato a fini esoterici e per la lettura del destino degli uomini, ha trovato probabilmente la sua più alta espressione nella versione commissionata nella prima metà del XV secolo da Filippo Maria Visconti, duca di Milano.

La serie è un work in progress che finora ha dato alla luce Arcani come La Papesse, L’Imperatrice,L’Amoureux, La Justice, La Mort,  Le Diable, La Maison de Dieu, L’Etoile, La Lune, Le Soleil. Tutte le carte si presentano in dimensioni giganti: la statura non rappresenta un esercizio di stile ma è una dichiarazione di sudditanza dell’essere umano nei confronti del destino e del maschile nei confronti del femminile. Così intende la questione dell’eterno femminino il giovane artista ligure, che nella nuova serie tratteggia un universo femminile fuori dal tempo e immerso in un mondo di simboli: quello delle carte divinatorie usate come predittorie in Europa a partire dall’uso che i Gitani spagnoli appresero dagli Arabi durante la loro occupazione della penisola iberica.

“In un’epoca post-razionalista – scrive il critico e curatore della mostra Nicola Davide Angerame – dove la società dello spettacolo ha preso il posto della fede, questo lavoro di Alessio Delfino ci ricorda che i Tarocchi sono legati indissolubilmente all’ermetismo, alla cabala e all’esoterismo in generale e affondano le proprie radici alle origini della nostra cultura, che sono mitologiche e simboliche, prima ancora che razionali e scientifiche”.

Delfino interpreta i Tarocchi per sostenere che la vita e il destino degli uomini sono soggetti al potere del simbolico. La sua arte fotografica possiede differenti livelli di lettura: può essere esteticamente appagante, nel senso pellicolare del nudo artistico oppure può portare il discorso nelle profondità della storia, laddove si perdono le origini mitiche e filosofiche dei Tarocchi, spesso intesi esotericamente come pagine di un libro sapienziale interrotto e frammentario, i cui messaggi ci giungono per immagini e nei secoli hanno suscitato un accanimento interpretativo che è inesauribile. “Stilisticamente – prosegue Angerame – la fotografia di Delfino dialoga con alcuni grandi autori che hanno cambiato la storia del nudo fotografico degli ultimi tre decenni: con Helmut Newton condivide il gusto di ritrarre una donna di tipo nuovo, marziale e dotato di una bellezza post-femminista, più consapevole e dai tratti aggressivi, decisionisti, manageriali, perfino sadici. Di David LaChapelle assume un certo gusto per il gioco, per l’ammiccamento (appena accennato) e per un barocchismo che, se in LaChapelle conosce i noti eccessi ultrapop e manieristi, in Delfino resta sommesso per non rompere l’equilibrio imposto dal serafico afflato delle carte del destino. Di Erwin Olaf  Deflino ammira le atmosfere vintage ed eleganti, evocative e misteriose, che sottraggono gli Arcani Maggiori dalla temporalità di un realismo che viene neutralizzato, così come l’erotismo, grazie alla desaturazione del colore e alla morbidezza delle luci.

Come fa notare Roland Barthes in un suo libro capitale: per chi guarda le fotografie di Delfino “è come se” dovesse “leggere nella Fotografia i miti del Fotografo, fraternizzando con loro, senza crederci troppo”. La fotografia di Delfino produce esattamente un tale effetto di fascinazione non violenta, di seduzione giocosa, di seria ilarità dando all’immagine la possibilità d’essere letta su più piani, stratificandone così il senso e annunciando una fotografia capace di unire glamour e suspense. Come se la bellezza fosse soltanto la maschera di una verità più profonda.

L’aspetto della divinazione dei Tarocchi – dice Delfino – in realtà m’interessa meno dell’aspetto esoterico e culturale. Mi interessa la parte dei Tarots legata alla conoscenza e ad alcune eterne domande come: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. I Tarocchi offrono un tipo di conoscenza che è l’oggetto del mio studio. L’insegnamento che l’uomo può assumere dai Tarocchi è in realtà alla portata di tutti, ma non tutti approfondiscono. Chi lo fa scopre di avere un libro a disposizione che parla per immagini e che permette l’accesso ad una conoscenza più profonda e filosofica. Credo che la riflessione innescata dagli Arcani possa permettere a tutti di elevarsi ad un livello superiore. Non si tratta di misticismo, ma di riflessione, anche razionale se vuoi. Trovo poi interessante che i Tarocchi siano legati in vario modo a tutto l’esoterismo antico indoeuropeo, inclusa la Cabala, che è un insegnamento antichissimo che parte dall’alfabeto ebraico”.