Des Femmes 1999-2003
Alessio Delfino non si situa nella tradizione della fotografia contemporanea, che al termine del moderno, ricerca l’obiettivo “riproduzione della realtà”, riducendosi in molti casi ad un estetismo iperreale. Per Delfino la fotografia è un mezzo per creare immagini, come una volta era concesso alla sola pittura. Il suo stile si caratterizza per la coscienza, che nel dar forma si concentra sull’indispensabile. La composizione dell’immagine è costituita con mezzi semplici, in una messa di scena esatta. La luce, fattore di energia necessaria ad ogni creazione, ha un ruolo di primissimo piano. Così le sue opere si caricano dell’intensità di luce e tenebre, che si tengono legate nelle ombre e donano alle fotografie un carattere di mistero. Attraverso svelamenti o nascondimenti si svelano verità e illusioni.
La forza dell’espressione emozionale viene così caricata fino all’inverosimile fantastico; è come una trasformazione psicologica del nostro vedere, che passa per una surreale manipolazione e drammatizzazione della semplice realtà. L’artista crea una distanza dallo spettatore, risvegliando in metafore un altro mondo. Quando la luce diviene fuoco le immagini prendono un carattere magico, una fascinazione emblematica. La condizione romantica di Alessio Delfino si mostra con mezzi spettacolari; l’artista parla di una poesia, che spesso non può essere intesa. Rappresentare il nudo femminile appartiene a queste opere. Porre l’intensità di un momento che, per semplice suggestione, risveglia intimità e desiderio, accentuato nella luce dall’irragiungibilità della figura. Le immagini testimoniano l’esistenza di un’altra realtà immaginaria in cui possiamo sommergerci. Non copiano il mondo, sono proiezioni della coscienza dell’artista, senza tempo e non riconducibili ad un luogo specifico. Semplicemente sono, come se la realtà volesse aprire una parentesi.
L’ironica strumentalizzazione del corpo femminile ritratto da Alessio Delfino suscita nello spettatore sentimenti contrastanti di desiderio e repulsione. La donna è offerta, come in un buffet, allo sguardo avido dello spettatore. Ci si chiede, in fondo, se esista una reale differenza tra il desiderio sessuale e l’appetito. L’ingordigia di corpi femminili che da anni pervade i media è, in queste foto a metà tra il referto medico e il servizio di moda, completamente dissacrata e derisa.
I corpi sono ricoperti dai segni dell’estetica femminile comunemente intesa, lasciando tracce profonde sulla pelle delle donne. Il corpo trasfigurato si trasforma in una maschera, immagine reversibile di seduzione.
(Bruno Locci)